Data: 06/07/2010
Oggetto: Il convegno sulle intercettazioni
  Si è svolto questa mattina, nell’aula consiliare di via del Labirinto, l’annunciato convegno sulle intercettazioni al quale hanno preso parte, e dato il proprio autorevole contributo, esponenti della magistratura, della stampa e della politica. Soddisfatto, al termine dei lavori, il presidente del Consiglio provinciale, Michele Mangiafico, che si è espresso in questi termini: “Il convegno di questa mattina – ha detto – ha permesso di meglio comprendere le difficoltà di gestazione che stanno caratterizzando l’iter del ddl sulle intercettazioni, nel contemperare il legittimo diritto alla privacy con l’altrettanta legittima libertà di stampa e il superiore interesse dello Stato a lottare la criminalità organizzata. Ringrazio in questo senso tutti coloro che, con il loro contributo, hanno dato vita al dibattito che ne è emerso”. Il convegno di questa mattina, che inizialmente doveva avere i connotati del Consiglio provinciale aperto (su istanza del gruppo consiliare del Pd), è iniziato con la relazione tecnica del dott. Marco Bisogni, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Siracusa. Il giudice Bisogni ha inizialmente snocciolato delle cifre, relative al numero delle intercettazioni, ai costi e ha sottolineato come, alla fine, ad essere intercettato è soltanto lo 0,07% della popolazione italiana. Un numero risibile secondo il magistrato in servizio presso la Procura. Il dott. Bisogni ha anche chiarito che non è possibile fare delle comparazioni con ciò che accade negli altri Paesi, perché soltanto in Italia le intercettazioni vengono autorizzate dalla magistratura. Il giudice ha spiegato, con riferimento al nuovo testo del ddl, che oltre ad essere estremamente limitativo sul piano normativo (per esempio, i risultati possono essere utilizzati solo se il reato commesso è quello ipotizzato) riduce drasticamente anche i tempi in cui è consentito portare avanti le intercettazioni. Bisogni ha raccontato alcune delle esperienze professionali che hanno portato, il distretto giudiziario di Catania, ad arrestare e condannare i colpevoli di reati gravi di spaccio di sostanze stupefacenti, mentre con il testo previsto dal ddl il procedimento sarebbe stato archiviato. Insomma, ha prospettato una situazione di estremo disagio in cui si troverebbe la magistratura nel caso in cui il ddl venisse approvato. Dopo il dott. Bisogni ha preso la parola il deputato regionale del Pd, l’on. Bruno Marziano. Marziano ha sottolineato la sua avversione e totale contrarietà al ddl e ha preannunciato, a nome del gruppo Pd alla Regione, la presentazione di una mozione sulla viceda con cui si chiederà di trasferire l’orientamento negativo del gruppo verso il ddl ai presidenti della Camera e del Senato. “La tutela della privacy – ha detto Marziano – è un bene da difendere, ma c’entra poco o nulla con il contenuto del disegno di legge. La Sicilia, peraltro, ha un motivo in più per opporsi al disegno di legge. Spesso da noi un reato è stato scoperto proprio grazie alle intercettazioni”. “Con questo ddl – ha detto il consigliere provinciale Carmelo Spataro – vengono messi in discussione i principi fondamentali della nostra costituzione. Ci saremmo aspettati che, all’appuntamento di questa mattina, avessero partecipato anche quei consiglieri provinciali, mi riferisco soprattutto a quelli di Forza Italia, che hanno impedito che si facesse un Consiglio aperto su questo argomento. Il disagio che provano nel difendere il provvedimento è palese. Oggi – ha concluso Spataro – viene messo alla berlina il nostro stato di diritto”. Anche Nunzio Dolce, capogruppo dell’Udc, ha condiviso gran parte dell’intervento di Spataro. “Mi sembra di rivivere – ha puntualizzato – gli anni trenta. Mi dispiace che il relatore di questo ddl sia un magistrato. E non mi spiego l’assenza dei colleghi consiglieri del Pdl. Il giornalista? Fa solo il suo lavoro. Mi piacerebbe che Centaro raddrizzasse il tiro. Sono convinto che molto presto non ci sarà una maggioranza parlamentare perché si spaccherà”. “Questo è un momento – il commento di Liddo Schiavo – in cui si sta lottando per la sopravvivenza della democrazia.Se il senatore Centaro non viene qui in aula vuol dire che non ha il coraggio di farlo. Oggi si massacrano i vari settori dell’informazione perché l’idea è che lì alberghino le posizioni del centrosinistra”. Giuseppe Germano, consigliere comunale di Solarino, ma anche componente della commissione giovanile antimafia dell’Udc ha spiegato: “Quello della privacy è un problema reale che esiste ma non può interferire con le indagini e con il diritto di cronaca. In sede di commissione abbiamo deciso di far pervenire ai nostri parlamentari degli emendamenti agli articoli con cui si vogliono imbavagliare tutti i canali dell’informazione”. “Non è la prima volta – ha chiarito l’on. Fabio Granata – che questo Consiglio provinciale affronta argomenti così importanti in quest’aula, luogo centrale delle questioni che poi attraversano l’intero Paese. Questo è un ddl dannosissimo per la libertà di stampa e bisogna operare delle modifiche al testo. Certo, gli abusi in passato ci sono stati, ma il problema non va risolto così. Bisogna cancellare l’impostazione complessiva del ddl. In questo modo, per esempio, non sono intercettabili i cosiddetti “reati-spia”. Posso assicurare che la fascia del dissenso è ampia anche all’interno del Pdl. Credo che al termine dei lavori dovremmo produrre un documento da inviare al presidente della Commissione Giustizia della Camera”. Il presidente Mangiafico però ha chiarito che essendo quello di stamane un convegno, al presidente della Commissione Giustizia saranno inviati tutti gli atti del convegno. Dopo Granata ha preso la parola il deputato regionale on. Pippo Gianniil quale ha condivso in gran parte l’intervento di Fabio Granta e ha aggiunto che la situazione in Sicilia è ancora più grave per l’incapacità del Governo Lombardo che ne ha devastato l’economia. Infine sono intervenuti i tre rappresentati dell’Assostampa. Alberto Cicero, segretario regionale, Luigi Ronsisvalle, vice segretario nazionale e Aldo Mantineo segretario provinciale. Con loro presente in aula – ma non è intervenuto – il consigliere nazionale dell’ordine dei giornalisti, Santo Gallo. “Non si tratta – ha spiegato Alberto Cicero – di una difesa della casta. Ma della difesa di un diritto della società italiana ad essere informati. Essere informati rappresenta un diritto dei cittadini e il ddl di cui stiamo discutendo limita incredibilmente il lavoro dei magistrati e dei giornalisti. E non dimentico il grande tributo di vite umane di magistrati e operatori dell’informazione. Per quanto riguarda la privacy esistono delle leggi per salvaguardarla e noi giornalisti siamo peraltro legati al rispetto di un codice deontologico. Come Federazione della stampa andremo fino in fondo, ci rivolgeremo persino alla Corte Europea. Non vogliamo rinunciare al dovere d’informare per difendere il diritto della società d’essere informata. Giovedì l’assostampa siciliana si riunirà a Palermo con la presenza di magistrati ed esponenti della società civile”. Sostanzialmente analogo l’intervento di Luigi Ronsisvalle che ha ricordato anche quante inchieste la stampa non avrebbe potuto trattare se fosse stato in vigore quel ddl. “Il problema della privacy – ha aggiunto – è facilmente risolvibile”. Ronsisvalle ha anche trattato la questione del disagio che da tempo vive la professione giornalistica, ricordando che non si tratta per niente di una categoria di privilegiati”. “noi siamo qui – ha detto il segretario provinciale Aldo Mantineo – ma altri oggi sono assenti”. E ha ricordato i momenti che hanno accompagnato la realizzazione di questo convegno che inzialmente doveva essere un Consiglio provinciale aperto e poi diventato, appunto, convegno. Anche Mantineo ha parlato di ragioni di tutti e non di giornalisti che difendono la cosiddetta casta. “Nessuno di noi – ha concluso il segretario provinciale dell’assostampa – vuole fare il copia-incolla con le veline che arrivano in redazione”.
Torna indietro