Data: 17/01/2011
Oggetto: Conferenza Stampa del 15 gennaio 2011. Esito incontro dell’on. Bono con i magistrati in relazione alla vicenda SAI 8.
  Ho dimostrato ai Giudici che sono stato vittima di una gravissima calunnia, letteralmente inventata, resasi necessaria per i miei accusatori, perché dopo innumerevoli tentativi, negli anni, di instaurare con il sottoscritto rapporti solidi, davanti ai miei reiterati rifiuti e al rigore della gestione, specialmente dopo avere ricevuto la diffida e dopo l’ennesimo rifiuto di prorogarne la scadenza del 5.11.2010, non avendo altri strumenti per impedire la risoluzione del contratto, hanno inventato la presunta persecuzione per fermarmi e delegittimarmi. Le date sono indicative: - la scadenza della diffida che faceva scattare la clausola risolutiva del contratto era il 5.11.2010. - la Querela è del 30.10.2010 (6 giorni prima) e dopo l’ultima fallita sollecitazione a rinviare il termine del 5.11.2010. La strategia complessiva è chiara, e cioè guadagnare tempo fino al 31.12.2010, data entro cui l’ATO IDRICO sarebbe stato sciolto per legge e quindi neutralizzato. Ma i querelanti calunniatori non hanno fatto i conti con due variabili impreviste: a) il Decreto Milleproroghe che ha prorogato gli ATO IDRICI di un altro anno; e, quindi, è rimasto lo status quo; b) Il CGA ha dichiarato nullo il contratto con SAI 8, con le medesime argomentazioni contenute nella mia Interrogazione del 09.07.2007. Per tali ragioni la querela, dal punto di vista strumentale dei calunniatori, è diventata inutile, perché a impedire la continuità gestionale di SAI 8 non è più solo il mancato deposito del contratto bancario di garanzia di cui all’Art. 7, ma la nullità del contratto sin dalla sua stipula. 1. Pertanto la richiesta di Commissariamento, avanzata dal mio predecessore, che ha tante responsabilità nell’avere affidato il sistema idrico a un soggetto che già si era dimostrato economicamente inaffidabile, appare l’unico modo rimasto per allontanarmi da una responsabilità. Ma anche qui, ammesso che il Commissariamento si verificasse, non avrebbe sostanziali effetti, perché l’eventuale Commissario oggi avrebbe un percorso ormai obbligato. Sarebbe l’ultimo favore, peraltro improduttivo di effetti, ai responsabili (SACCECAV) di una gestione fallimentare che erano scesi dal Nord senza risorse, per razziare e speculare sulla pelle dei cittadini di questo territorio che, per fortuna, hanno trovato questo Presidente, questo CdA e questa Assemblea di Sindaci. Sotto il profilo squisitamente giuridico, poi, il Commissariamento del solo Presidente è del tutto inutile. Il Presidente non ha poteri autonomi. Se Marziano fosse in buona fede, ma non lo è, avrebbe dovuto chiedere il Commissariamento di tutto il CdA e dell’Assemblea dei Sindaci, che sono quelli che, insieme a Bono, hanno deciso la strategia che Bono si è limitato ad attuare. Un commissario che sostituisse Bono, non potrebbe che attuare il mandato e gli indirizzi del CdA e dell’Assemblea e, quindi, fare ciò che farebbe l’attuale Presidente. 2. Quanto a chi lamenta “l’assordante silenzio degli Enti Locali sulla vicenda SAI 8 e sui destini delle imprese e dei 250 lavoratori”, faccio presente che nei fatti le imprese e i lavoratori sono stati tutelati proprio dal rigore con cui gli organi dell’ATO hanno preteso di verificare la solidità della gestione, che è l’unico requisito che può rendere sereno il futuro degli addetti ai lavori del sistema idrico integrato. In questi poco meno di 3 anni, sono stati innumerevoli le occasioni di protesta e di esasperazione, le vessazioni e le difficoltà nei rapporti tra imprese e SAI 8. Alla base di queste difficoltà sempre e solo una questione: carenza patologica e dolosa di risorse da parte del gestore. E’ possibile che tale assetto, che è andato via via a peggiorare, come peraltro evidenziato dalle decine di decreti ingiuntivi, potesse da solo miracolosamente risolversi? E la mancanza del deposito del contratto bancario di garanzia di cui all’art. 7 non è chiaramente la conferma di questa carenza patrimoniale strutturale del gestore? O forse qualche “anima bella” del nostro territorio, in tal senso, teorizzerebbe la disapplicazione della sentenza del CGA che ha dichiarato nullo il contratto, la rinuncia definitiva non solo alla garanzia di 14 milioni di euro, ma soprattutto a quella per i 500 milioni di euro a garanzia della realizzazione delle opere previste nel piano d’ambito e di cui a tutt’oggi non c’è traccia e, magari, in nome di una non meglio precisata solidarietà, mantenere un gestore economicamente inaffidabile perché privo dei capitali necessari all’attività, nella più totale violazione di leggi, regole e delle più elementari misure di tutela degli interessi generali? La tutela di Imprese e lavoratori è nella legge. Il gestore, seppure inaffidabile, rimane in carica OBBLIGATORIAMENTE, fino alla individuazione di chi gestirà in futuro il servizio, che dovrà rilevare i lavoratori (che quindi non rischiano nulla, diversamente da quanto sostenuto dai vertici SAI interessati a strumentalizzarne le paure) e continuare la gestione, e soprattutto l’esecuzione dell’imponente apparato di opere necessarie a garantire servizi idrici, fognari e depurativi ai cittadini di questa Provincia fino al febbraio del 2038.
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