Data: 29/01/2013
Oggetto: BONO ANNUNCIA L’IMMINENTE PRESENTAZIONE ALL’A. G. DI UNA RICHIESTA DI APERTURA DI INDAGINE PER IDENTIFICARE E PUNIRE I RESPONSABILI DEL FALLIMENTO DEL CORRETTO UTILIZZO DEI FONDI POIN CULTURA
  L’onorevole Nicola Bono, presidente dell’Associazione Province Unesco Sud Italia, intervenendo a Noto al convegno per la celebrazione dei dieci anni di iscrizione del Val di Noto nelle liste del Patrimonio UNESCO, ha incentrato il suo intervento sul fallimento delle strategie di valorizzazione e fruizione che, avviate nel 2003 con l’inizio di un lavoro delicatissimo e innovativo riguardante l’elaborazione dei “Piani di gestione dei siti UNESCO”, si è fermato nel 2006 e da allora non è più stato ripreso. Un vero peccato, perché i “Piani di gestione “ nella filosofia di intervento di Bono, allora sottosegretario al Ministero per i beni e le attività culturali con delega, fra l’altro, all’UNESCO, dovevano contenere non solo le previsioni per la tutela, ma soprattutto appunto le linee guida per la fruizione e la valorizzazione dei siti e quindi determinare le auspicate ricadute economiche, sociali e occupazionali. “Oggi- ha dichiarato Bono – se l’Italia e l’unico Paese al mondo ad avere tutti i suoi 47 siti dotati di Paino di gestione lo si deve all’azione avviata nel 2003 anche se purtroppo rimasta incompiuta per sopravvenuta caduta del governo. Un vero delitto, sia perché la metodologia d’intervento avrebbe costituito modelli per la loro applicazione a qualsiasi altro territorio che presenti consistenti testimonianze di patrimonio culturale, sia soprattutto per indirizzare proficuamente le risorse disponibili verso azioni capaci di incidere concretamente sul sistema, invece di evidenziare l’attuale disarmante inesistenza di qualsiasi visione progettuale. E anche per questo che è fallita l’operazione di utilizzo dei Fondi POIN Cultura e Turismo, totalmente sprecati così come ho di recente pubblicamente denunciato. Una vera e propria orgia di disimpegni per mancata spesa, progetti di sponda e ricorso a usi impropri, che hanno fatto strame delle ingenti risorse europee (1 miliardo e 31 milioni di euro), senza creare un solo posto di lavoro. Se si pensa poi che addirittura ben 200 milioni di euro sono stati indirizzati a finanziare interventi per l’assistenza di anziani non autosufficienti e per i giovani, si ha chiaro che siamo davanti a un vero scandalo, che vanifica definitivamente la strategia che l’Ue avrebbe voluto per far fare il salto di qualità alle attività di tutela, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale del Sud Italia e per ricercare, attraverso la creazione di reti e servizi innovativi, la capacità di fare la differenza sul percorso di una ritrovata competitività del nostro sistema turistico–culturale. Come associazione Province Unesco Sud Italia avevamo offerto, senza chiedere alcuna contropartita, una progettualità per l’avvio di una modalità di impiego di queste risorse, ma non siamo stati presi in alcuna considerazione da chi ha dimostrato di non avere alcuna idea di come proficuamente utilizzare tali risorse e che ha gestito in maniera fallimentare un’azione che avrebbe potuto rivoluzionare l’economia meridionale e nazionale. Ritengo la misura ormai colma. E’ ora che qualcuno paghi e chi ha sbagliato, politico o funzionario, venga chiamato a farsi carico delle sue responsabilità e quindi annuncio che la prossima settimana presenterò una formale denuncia all’Autorità Giudiziaria oltre che al Procuratore Generale presso la Corte dei Conti, affinché si indaghi per individuare i responsabili che si sono resi colpevoli di tale scempio che ha negato il futuro a centinaia di migliaia di cittadini e giovani, figli del Sud, che ancora una volta sono stati traditi e sia fatta finalmente chiarezza sull’endemica incapacità di utilizzo del fondi Ue da parte del nostro Paese”.
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