Data: 02/04/2013
Oggetto: BONO: NESSUN RISPARMIO DALL’ABOLIZIONE DELLE PROVINCE IN SICILIA, SOLO UN’OPERAZIONE DI POTERE
  In merito alla recente norma che ha sospeso le elezioni in Sicilia per il rinnovo delle Province regionali, rinviando ad una legge successiva, da farsi entro il 31 dicembre del 2013, la decisione sul nuovo assetto dell’Ente intermedio, il Presidente della Provincia Regionale di Siracusa, on. Nicola Bono, ha dichiarato: “L’unico risultato pratico della Legge sul rinvio delle elezioni nelle nove Province regionali siciliane, sarà di mettere le mani sui governi di questi nove Enti territoriali, nominando nove commissari di stretta “osservanza crocettiana”. Non si spiegherebbe altrimenti il bisogno di dichiarare decaduti e quindi di sostituire i quattro commissari in carica, che sono funzionari regionali esattamente come coloro che li dovranno sostituire. Una vera e propria operazione di potere, spacciata come una grande rivoluzione, che dovrebbe fruttare, inoltre, secondo la propaganda crocettiana, ben 100 milioni di euro di risparmi. E invece, non solo non ci saranno i tanti declamati risparmi, ma al contrario, cresceranno le spese con il moltiplicarsi dei centri di potere. Il dato più eclatante di questa “riforma”, se sarà approvata la balzana idea del Presidente della Regione di dare vita a consorzi di Comuni con un minimo di 150 mila abitanti sarà che, al posto delle 9 Province, ci saranno 3 Città metropolitane e ben 33 consorzi, cioè una vera e propria moltiplicazione dei pani e dei pesci! Appena un mese fa, il presidente Crocetta teorizzava che le Province dovessero accorpare le competenze di numerosi enti e consorzi provinciali, destinati allo scioglimento, diventando persino il braccio operativo della Regione nel territorio, tanto da accorpare anche le competenze del Genio Civile, dell'Ufficio Provinciale dell'Agricoltura, dell'Ispettorato e dell'Ufficio Provinciale del Lavoro. Di colpo si fa tutt’altro, si rinviano le elezioni, ma non si rinuncia a buttare fumo negli occhi ai cittadini, alludendo indebitamente ad una presunta soppressione delle Province che, nei fatti, non appare per niente scontata, anzi tutt’altro. Eppure tale furia riformatrice, etero diretta dal Movimento Cinque Stelle, e quindi finalizzata a garantirsi strumentalmente una maggioranza in aula per un presidente che ostenta sicurezza ma appare sempre di più “un’anatra zoppa”, non appare confortata in alcun modo dai dati oggettivi. I numeri, infatti, non mentono mai. Le cifre relative ai bilanci di Regione, Province e Comuni siciliani, riferiti allo scorso anno, rendono giustizia a chi ha sempre sostenuto che il “buco nero” nei conti pubblici era da ricercare altrove, e in particolare negli sprechi delle Regioni. L’anno scorso la spesa totale della Regione siciliana è ammontata a oltre 9 miliardi di euro l’anno, quella dei Comuni a 4 miliardi e 500 milioni annui mentre per le 9 Province Regionali si sono spesi solo 600 milioni. La spesa per investimenti della Regione siciliana e delle Province siciliane è del 23 per cento, questa percentuale scende per i Comuni a solo il 10 per cento. Il personale politico della Regione costa a ciascun siciliano 32,97 euro l’anno, quello dei Comuni costa 11,53 euro l’anno. Tutto il personale politico delle 9 Province regionali costa a ciascun siciliano solo 3,39 euro. Infatti sui 600 milioni del costo complessivo, tutte le indennità di carica dei presidenti, assessori e consiglieri ammontano a solo 17 milioni 62 mila 208 euro pari al 2,84 per cento del totale e solo questi potrebbero, in teoria, essere i risparmi, essendo tutto il resto della spesa relativo all’attuazione di servizi e funzioni obbligatori, che qualunque altra entità pubblica che subentrasse alle Province, sarebbe obbligata ugualmente a fare. Ecco dov’è la grande presa in giro: sin dall’inizio della polemica sull’abolizione delle Province, è stato subito chiaro che i presunti risparmi miliardari derivanti dall’abolizione dell”Ente di area vasta” erano inesistenti, mentre era più che evidente che la loro soppressione sarebbe costata in termini finanziari e di disservizi alla collettività, cifre enormi e danni devastanti. Per risparmiare sul serio, e salvaguardare la democrazia, c’era una strada più lineare, che per bieche ragioni di tutela di interessi partitocratici, non si è voluto praticare. Nel 2012 la Regione siciliana ha infatti trasferito agli enti e alle agenzie regionali, 197 milioni di euro e alle 9 Province, per l’esercizio delle funzioni, solo 57 milioni di euro. I 206 enti strumentali della Regione, che comprendono i 27 ATO Acqua e rifiuti, gli 11 consorzi bonifica, le partecipate e quant’altro, sono costati, nel 2012, oltre 28 milioni di euro, quasi il doppio del costo del personale politico delle Province. Ciò significa che se si fossero trasferite le competenze alle Province e cancellati questi enti, le cui nomine però sono appannaggio della politica e vengono decise nelle segrete stanze, lontano dagli occhi indiscreti e soprattutto dal controllo degli elettori, si sarebbero davvero conseguiti decine di milioni di euro di risparmio senza effetti collaterali, a parte quelli virtuosi derivanti dalla definitiva eliminazione di sottogoverni dove spesso ha prosperato la mala pianta della corruzione e dell’illegalità diffusa.
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