Data: 22/01/2010
Oggetto: Consiglio provinciale sull’acqua bene comune
  Il Consiglio provinciale di ieri sera, si è aperto con un minuto di silenzio, richiesto dal presidente Michele Mangiafico, in memoria delle vittime del terremoto di Haiti. E a tal proposito il presidente Mangiafico ha detto: “Un minuto di silenzio per rimanere vicini alla disperazione del popolo di Haiti, alla sciagura immane che ha accertato la morte di oltre 200 mila persone, alla sofferenza materiale e immateriale delle famiglie, degli orfani, di chi è rimasto vedovo e solo, di chi ha perso tutto in uno dei terremoti più violenti e più disastrosi della storia dell’uomo negli ultimi due secoli”. Quindi è cominciata la discussione sulla mozione presentata dal consigliere Alessandro Acquaviva che chiedeva di riconoscere l’acqua come bene comune dell’umanità. Dopo la presentazione di Acquaviva, che ha sostanzialmente definito non all’altezza della situazione la privatizzazione del servizio idrico, per i continui disservizi, per la mancanza di investimenti e per i costi eccessivi per l’utenza, sull’argomento è intervento il presidente della Provincia, on. Nicola Bono. “Io – ha detto il presidente della Provincia – quel contratto l’ho trovato. E devo dire che su alcune questioni ha anche ragione il consigliere Acquaviva, per esempio sui ritardi negli appalti. Per la verità sono un convinto assertore del fatto che la gestione privata, in genere, serva meglio gli interessi della gente. Con la gestione privata viene infatti superata la mancanza di investimenti pubblici”. Il presidente Bono ha anche parlato di costi insopportabili per il servizio pubblico, cui spetta però il compito di vigilare e ha espresso un giudizio negativo sulla mozione presentata da Acquaviva. Costi eccessivi per il servizio pubblico (cioè per i comuni), vigilare sugli interventi che la parte privata deve attuare, controllare che le tariffe non siano elevate per la gente, fare in modo che gli appalti si sblocchino al più presto e che vengano rispettati i termini del contratto e quindi sostanzialmente d’accordo sulla privatizzazione del servizio, i consiglieri che hanno espresso la loro opinione sull’argomento: Gaetano Amenta, Carmelo Spataro, Liddo Schiavo. Giuseppe Bastante, invece, su posizioni leggermente diverse, in quanto il consigliere provinciale ha spiegato che i problemi che sta creando Sai 8 sono tanti che è sì favorevole alla privatizzazione, ma in questo caso va rivista. Poi la proposta del consigliere Paolino Amato, che ha messo tutti d’accordo. La proposta, cioè, di preparare, in settimana, un documento condiviso da tutti i gruppi consiliari che sarà discusso in aula lunedì prossimo, 25 gennaio alle ore 19. “L’assemblea consiliare – ha commentato infine il presidente Mangiafico - ha lasciato che in questa settimana quattro capigruppo concordino una mozione condivisa sul principio dell’acqua come “bene comune”. Si tratta di un passaggio importante, al termine della seduta di ieri sera, in quanto la questione è di una rilevanza profonda: il principio è stato più volte ribadito, infatti, dalle istituzioni europee; d’altra parte, in Italia, lo scorso novembre il Parlamento ha varato una legge che fa scendere fino al 30% la presenza del pubblico nella gestione, determinando un forte e preoccupante arretramento del controllo pubblico diretto di un bene così prezioso. Mi auguro quindi che, al termine di un confronto serrato e intenso, il nostro Consiglio sappia trovare la modalità giusta per esprimersi in modo unitario su questa tematica”. Il presidente Mangiafico è voluto intervenire anche per ricordare una vittima della mafia, un uomo che ha pagato con la vita la sua loatta all’illegalità: “Colgo l’occasione, quest’oggi, per unirmi – ha concluso Mangiafico - a quanti festeggiano simbolicamente il compleanno di Paolo Borsellino. La memoria di chi ci ha preceduto sul solco di una lotta coraggiosa per la verità e per la giustizia sia uno strumento per lanciare un messaggio alle nuove generazioni, contro la facile indifferenza, contro la tensione umana al compromesso morale, contro il rischio di ritrovarsi non necessariamente partecipi, ma già gravemente contigui a episodi di disonestà e corruzione. Sulla scorta dell’esempio di quanti come lui hanno messo a repentaglio la propria vita per l’affermazione della legalità, possa l’esempio renderci sensibili alle istanza di rinnovamento culturale e sociale che ogni comunità per sua natura genera, senza piegarci al tentativo di chi è portato a minimizzarle, banalizzarle e soffocarle”.
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