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“Lentamente muore”, scriveva Pablo Neruda. E sembra la morte a piccole dosi dell’Istituto tecnico per le attività sociali di Siracusa, certamente tra le più antiche istituzioni scolastiche del comune capoluogo.
Le origini della sua storia, che affonda le proprie radici nella metà dell’ottocento, ci ricordano la Virginia de Leyva del Manzoni, la futura infelice Monaca di Monza, abituata fin da piccola ad un’educazione che le inculcasse i principi che avrebbero dovuto ispirare la sua vita conventuale. Ma ogni paragone si ferma solo all’idea che le donne, fino ad un certo punto del processo educativo della nostra società, avrebbero dovuto seguire una formazione che seguisse le loro “naturali disposizioni”.
Se queste furono le premesse dell’allora Istituto tecnico femminile, nato a Siracusa per occuparsi specificatamente delle donne, il nuovo nome che oggi ha la scuola trasmette con evidenza l’evoluzione che essa ha avuto in questi quasi centocinquant’anni di vita. Straordinari, in particolar modo, i risultati ottenuti negli ultimi anni attraverso l’indirizzo “stilismo e moda”, che di recente è stato riconosciuto a tutti gli effetti dopo una fase sperimentale.
Il dramma dell’Itas inizia con i lavori di ristrutturazione della sede storica di via Mirabella in Ortigia e continua con la dislocazione in due plessi (via Piazza Armerina e viale Tica), di cui uno – dove insiste la dirigenza – caratterizzato dall’abituale utilizzo dei garage di un condominio e assolutamente inidoneo alle esigenze dell’istituto. Anche nel cantiere di via Mirabella, come in altri (leggasi Gargallo) i lavori sono fermi perché sono terminati i fondi e all’interno rimane un archivio con un enorme patrimonio librario di cui ritengo denunciare con convinzione il rischio che questo patrimonio si stia disperdendo e possa essere (se già non lo sia stato) oggetto di vandalizzazione. A verificare lo stato dei luoghi mi recherò personalmente domattina alle ore 9, ma ritengo che da subito l’Amministrazione dovrebbe intervenire per conoscere se chi ha lavorato sul posto abbia delle responsabilità. Dall’altra parte, incuriosirebbe conoscere quale sia la relazione sulla sicurezza relativa al plesso di viale Tica. L’Itas ha bisogno di un’Amministrazione che ne prenda a cuore le sorti raccogliendo i propositi di Pablo Neruda, “che non sia schiava dell’abitudine”, “che non fugga ai consigli sensati”, “che non abbandoni un progetto prima di iniziarlo”.
Michele Mangiafico
Presidente del Consiglio provinciale
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