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Il Consiglio provinciale ha rigettato la riforma dell’architettura istituzionale nata col disegno di legge nazionale che prevederebbe la sostituzione delle Province con nuovi enti di secondo livello definiti dalle Regioni (forse i consorzi dei Comuni). L’assemblea si è pronunciata attraverso la voce di tutti coloro i quali hanno partecipato al dibattito, ma anche attraverso un ordine del giorno proposto dal consigliere Carmelo Spataro, ordine del giorno integrato da un emendamento a firma del consigliere Salvatore Andolina.
Tantissimi i consiglieri provinciali intervenuti all’Assemblea alla quale hanno preso parte anche il presidente della Provincia, on. Nicola Bono, e il presidente del Consiglio provinciale presso la Provincia regionale di Trapani, Giuseppe Poma. Presenti in aula anche un centinaio di studenti. Assenti, invece, i parlamentari nazionali e regionali che erano stati invitati a partecipare, circostanza quest’ultima che è stata criticata dai presenti.
I lavori sono stati introdotti dal presidente del Consiglio provinciale, Michele Mangiafico, il quale ha parlato di “momento molto importante, al pari di tutte le iniziative che si stanno sviluppando in altre parti d’Italia. Va spiegato alla gente – ha detto il presidente Mangiafico – che la riforma dell’architettura istituzionale così come immaginata dai governi nazionale e regionale rappresenta un restringimento del recinto della democrazia, con la sostituzione di enti elettivi con enti nominativi”.
Dopo il presidente Mangiafico, ha parlato il consigliere Carmelo Spataro, l’esponente del Pd che ha chiesto la convocazione di questo Consiglio e che ha presentato un ordine del giorno poi votato insieme all’emendamento di Salvatore Andolina.
“Cavalli di Cartone”. In questo modo sono stati definiti da Spataro i deputati assenti al dibattito. “Così – ha continuato – si butta solo fumo negli occhi degli italiani facendo passare l’idea infondata di un risparmio derivante dalla soppressione delle Province che rappresenta solo l’1,5% della spesa pubblica. Non si riducono i veri sprechi della politica (riduzione dei parlamentari, dimezzamento dei 90 deputati regionali, eliminazione degli enti intermedi inutili come società partecipate, Ato etc). E’ assurdo pensare di sostituire le Province con i liberi consorzi dei comuni. Con questo provvedimento si rischia che la cosiddetta area vasta venga rappresentata da organismi formati da un solo partito cancellando in tal modo l’opposizione con un solo colpo”.
Nella parte finale l’ordine del giorno presentato da Carmelo Spataro recita che il Consiglio provinciale “respinge la decisione del Governo nazionale di procedere alla modifica costituzionale diretta alla abolizione delle Province. Demagogica e provocatoria la decisione del Governo regionale di procedere autonomamente e senza alcun confronto con i livelli istituzionali intermedi alla abolizione delle Province siciliane per dare seguito alla originaria previsione statutaria che prevede forme organizzative istituzionali diverse da quelle attuali”. Questa richiesta finale dell’ordine del giorno è stata integrata come abbiamo detto da un emendamento presentato dal consigliere Salvatore Andolina emendamento che fa riferimento a tagli netti alle spese realmente inutili costituite dai tanti enti intermedi che la Regione ha creato negli anni spogliando di funzioni Comuni e Province.
Il Presidente della Provincia Regionale di Siracusa on. Nicola Bono è intervenuto premettendo
che “la soppressione delle Province è una idea che nasce prima del disegno di legge di modifica
costituzionale approvato dal consiglio dei ministri l’ 8 settembre scorso. Essa nasce, infatti, in
occasione delle elezioni nazionali del 2008, quando alcuni partiti hanno puntato al
contenimento della spesa pubblica ricorrendo all’eventuale soppressione degli Enti di area vasta.
Un’idea assolutamente sbagliata poiché le Province – ha detto ancora il presidente – costano allo Stato 12 miliardi e mezzo di euro l’anno, e cioè una spesa che non andrebbe affatto eliminata con la loro soppressione, considerando la necessità che qualunque ente dovesse ereditare le funzioni dovrebbe esattamente continuare a garantire: stipendi, servizi ed opere pubbliche, esattamente come l’ente soppresso. A convalidare l’assenza del presunto risparmio ci sarebbero inoltre due atti formali, il primo redatto dai funzionari delle Commissioni Bilancio di Camera e Senato ed il secondo redatto dalla società di Rating Moody’s che, in entrambi i casi, smentiscono l’esistenza di alcun risparmio o beneficio per la spesa pubblica in dipendenza della soppressione degli Enti Provincia.
“Le Province – ha concluso Bono - non possono essere una sorta di agnello sacrificale offerto all’opinione pubblica per tentare di fare assolvere gli sprechi e i costi della politica che non sono stati ridotti. L’eliminazione di un livello istituzionale intermedio, con la concentrazione di competenze, risorse e funzioni a livello regionale, rischia solo di penalizzare i cittadini che vivranno sulla loro pelle le conseguenze di una scelta demagogica e quindi inutile e dannosa.“
Sono stati diversi e tutti più o meno nella stessa direzione gli interventi dei consiglieri provinciali Paolino Amato, Liddo Schiavo, Gino Gionfriddo, Giuseppe Bastante, Salvo Andolina, Rosario Di Lorenzo, Corrado Calvo, Sebastiano Butera.
Amato ha elencato tutte le spese che l’amministrazione regionale sostiene per la deputazione e la pachidermica macchina amministrativa; Liddo Schiavo ha sottolineato l’assenza della deputazione e i costi che la Regione sostiene e ha sottolineato come tra i costi della politica la Provincia incida soltanto per il 3,6%. E ha aggiunto che alla Provincia spetta l’importante compito della pianificazione che non può essere realizzata da altri enti. Gionfriddo ha sostenuto che “nessuna istituzione è immortale ma non è certamente questo il modo di modificare l’architettura istituzionale dello Stato”. Giuseppe Bastante ha invece spiegato che occorre “ritornare a dare fiducia ai cittadini. I soldi vanno investiti per creare sviluppo nel territorio. Piuttosto si pensi a tagliare gli sprechi, dai Consorzi alle società partecipate e si dimezzi lo stipendio ai deputati”. Salvo Andolina, oltre a presentare l’emendamento che ha integrato l’ordine del giorno presentato da Spataro, ha chiesto che la Regione, piuttosto, pensi a completare il trasferimento delle competenze. Rosario Di Lorenzo ha proposto che tutti i deputati e gli amministratori si riducano lo stipendio del cinquanta per cento. “Un ceto politico – ha aggiunto Corrado Calvo – distante dalle esigenze del cittadino; tuttavia ritengo che riformare l’architettura istituzionale sia un imperativo categorico”. “Voler sopprimere le Province – ha detto Sebastiano Butera – costituisce un esempio lampante della crisi della politica. E’ follia collettiva, la ricerca di un capro espiatorio”. Mariano Caldarella ha concluso la carrellata degli interventi sostenendo che l’idea dei tagli tout-court dei Consorzi potrebbe essere pericolosa.
Prima che iniziasse il Consiglio provinciale, il presidente Michele Mangiafico ha incontrato gli studenti dell’istituto tecnico Insolera e dell’istituto Alberghiero Principe di Napoli. Studenti che poi hanno seguito i lavori dell’Assemblea con molta attenzione.
Mangiafico ha spiegato ai ragazzi il procedimento amministrativo dell’Ente, ha anticipato quelli che sarebbe stati i lavori del Consiglio e si è quindi soffermato sulle funzioni e sulle competenze della Provincia facendo particolare riferimento al mondo della scuola. Il presidente del Consiglio ha anche parlato agli studenti del ruolo dei Consorzi.
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