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La decisione ufficiale – dopo il voto del civico consesso del 13 ottobre scorso con cui si è dato il via libera – di avanzare all’UE la candidatura di Siracusa a capitale europea della cultura per il 2019 induce a più di una riflessione di ordine politico e sociale. Ciò, non senza aver svolto la premessa del certificare che la nostra città, per la sua storia millenaria, per i suoi giacimenti culturali e per la stessa inclusione, dal 2005, nella World Heritage List dell’Unesco, non ha bisogno di propaganda spicciola o di luci della ribalta gratuite e non motivate. La candidatura al ruolo prestigioso che si è innescata (aggiungendosi alle altre 16 candidature di città italiane per il 2019) deve significare piuttosto l’inizio di un percorso di alto profilo perché quella richiesta sia fondata su basi solidissime che possano quasi garantirne l’accoglimento e dunque un valore aggiunto di rilevantissima importanza rispetto al presente della Siracusa potente nell’antichità e vantata da Cicerone come la più bella tra le città greche.
Capitale europea della cultura vuol dire iniziare a creare un piano che punti a includere tutte le componenti socio-economiche che costituiscono il tessuto connettivo del presente. Occorrerà partire da un monitoraggio dell’esistente in termini di contenitori culturali e aree per eventi e manifestazioni, in termini di artigianato e prodotti tipici, in termini di ospitalità e ricettività alberghiera, in termini di artisti locali, in termini di trasporti urbani ed extraurbani, coinvolgendo gli Enti locali (Comune e Provincia regionale su tutti), la Soprintendenza e i Musei, gli Ordini professionali, Confindustria, Api, le associazioni di categoria, le realtà produttive, le scuole, le Accademie di Belle Arti e l’Università. Perché dai tavoli comuni che inevitabilmente s’innescheranno dovrà scaturire una progettualità complessiva per il successo della candidatura che propedeuticamente dovrà vedere tutti noi remare in unica direzione, dando il proprio fattivo contributo. La lezione di Genova 2004, ultima città italiana a essersi fregiata del titolo di capitale europea della cultura (quell’anno insieme alla francese Lille), potrà tornarci utile. Da quell’evento e con i finanziamenti collegati, il capoluogo ligure potè avviare la sua reale rinascita – del centro storico così come del porto così come di quell’ampio spaccato ferito dalle devastazioni del G8 del luglio 2001 – mostrando il suo look migliore nei palazzi prestigiosi, nelle strade rifatte e scorrevoli, nell’illuminazione anche dei siti artistici, nei trasporti, in un efficientismo generale che fu merito di tutti per cui ogni mostra, ogni momento musicale, ogni manifestazione ebbero la location più adeguata.
Ecco perché è giusto iniziare a parlarne. Con la prospettiva ottimale, in termini di funzionalità e spessore, di fare del 100° anniversario delle feste classiche Inda al teatro greco (nel 2013) e dei festeggiamenti per il 2750° anniversario della fondazione di Siracusa (nel 2016, per convenzione) gli eventuali, ideali banchi di prova verso il 2019.
Michele Mangiafico
Presidente del Consiglio provinciale
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