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Tutti d’accordo: occorre un’azione unitaria per salvare le sedi distaccate (Lentini, Augusta e Avola) del tribunale di Siracusa. E in ogni caso quando terminerà l’esperienza del governo-Monti il nuovo esecutivo dovrà rivedere il decreto delega con cui attualmente, è stata disposta la soppressione delle sedi distaccate. E comunque dal senatore Roberto Centaro, unico parlamentare presente in aula questa mattina al Consiglio provinciale, sono giunte rassicurazioni sul fatto che per i prossimi cinque anni nessuno degli operatori della giustizia si muoverà dalla rispettive sedi.
Il Consiglio provinciale di questa mattina, sollecitato dai consiglieri Nunzio Dolce e Francesco Saggio, alla fine dei lavori ha espresso un documento – peraltro già sottoposto ai capi gruppo consiliari – redatto dallo stesso Dolce, dall’ass. Vito Brunetto e dall’avv. Antonino Tribulato. Questo documento, tuttavia, dovrà essere emendato – richiesta avanzata dal consigliere Gino Gionfriddo che ha anche evidenziato come nell’emanazione del decreto-delega non vi sia stata concertazione col territorio – per cui alla prima riunione della Commissione consiliare competente, sarà appunto integrato e successivamente sarà inviato al Ministro di Grazia e Giustizia.
“Il Consiglio provinciale – è scritto nel documento che subirà un’integrazione – delibera di sollecitare il ministro di Grazie e Giustizia a rivedere il provvedimento sulla soppressione delle sedi distaccate del tribunale di Siracusa mantenendo quelle di Avola, Augusta e Lentini. Sollecita i parlamentari nazionali e regionali ad adottare tutte le iniziative necessarie per salvaguardare il mantenimento delle tre sedi distaccate del tribunale”.
Particolarmente affollata, questa mattina, l’aula del Consiglio provinciale. Presenti quindici consiglieri, il vice presidente della Provincia, ass. Giorgia Giallongo che ha portato ai presenti il saluto del presidente Bono e ha espresso la posizione dell’Amministrazione, naturalmente favorevole a evitare la soppressione delle sedi distaccate, l’ass. Vito Brunetto, il presidente dell’ordine degli avvocati, Alvise Troja, tanti esponenti dell’ordine forense, Gigi Muti cancelliere presso il tribunale di Siracusa, sindacalisti come Paolo Sanzaro, segretario provinciale della Cisl e vari sindaci dei comuni tra cui Luca Cannata, di Avola, e Alfio Mangiameli di Lentini che hanno portato il loro contributo al confronto.
Dal dibattito in aula sono emersi alcuni punti fermi. Come dicevamo all’inizio, azione unitaria per scongiurare il pericolo della soppressione delle tre sedi distaccate; l’istituzione di un tavolo permanente tra istituzioni del territorio e Consiglio dell’ordine degli avvocati (proposta di Alvise Troja presidente dell’ordine degli avvocati); trattenere nelle sedi i giudici di Pace. Questo potrà avvenire se le spese saranno a carico dei comuni (il consigliere Gino Gionfriddo ha proposto che anche la Provincia metta a disposizione delle risorse).
E in effetti anche il sindaco di Lentini, Alfio Mangiameli, ha confermato che i sindaci del triangolo Lentini-Carlentini-Francofonte da tempo sono mobilitati per salvare, intanto, la figura del giudice di Pace.
Le sedi distaccate del tribunale di Siracusa – hanno detto all’unisono tutti gli intervenuti – costituiscono un presidio di legalità indispensabile in un territorio dove è presente la criminalità organizzata. Un presidio nell’interesse dei cittadini e lo Stato non può e non deve abbandonare il territorio”.
Sono intervenuti anche i consiglieri provinciali Francesco Saggio (“questo provvedimento deve essere rivisto”), Liddo Schiavo (“si sta sopprimendo il concetto geografico della Provincia”), Salvo Andolina (“Una giustizia già in crisi, lunga e che colpisce anche le tasche del cittadino”).
Al termine dell’Assemblea il presidente del Consiglio provinciale, Michele Mangiafico, ha detto: “Una giustizia più celere e più efficiente determinerebbe una maggiore competitività del nostro paese e della nostra comunità. Questo obiettivo non può passare dalla soppressione dei tribunali minori, che riduce concretamente la presenza dello Stato nel territorio. In questa direzione non tutto è perduto”.
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