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La Sicilia rischia di sprofondare nel caos per la chiusura dell’aeroporto Fontanarossa di Catania. Una ipotesi che potrebbe avere serie conseguenze per l’economia dell’Isola già di per sé collassata e stressata da una serie di problematiche note a tutti noi.
Fontanarossa non può chiudere, per lo meno adesso e senza un’alternativa adeguata che consenta di dirottare la maggior parte dei voli in una struttura in zona. Sappiamo che in questo momento Comiso non può essere aperto perché manca la certificazione Enac e la pista di Sigonella è stata negata dalle autorità militari.
Una situazione grottesca a cui bisogna assolutamente porre rimedio. O si fa in fretta ad aprire l’aeroporto di Comiso, o si rinvia la chiusura di Fontanarossa, oppure si convincono le autorità militari, quindi il ministro della Difesa, a modificare la propria posizione.
Fontanarossa, com’è noto, serve ben sette province della Sicilia, uno scalo ad ampio respiro che è tra i più frequentati d’Italia. Turismo, economia in generale, viaggi d’affari. L’aeroporto di Catania ha un ruolo insostituibile e proprio per questo motivo l’area di riferimento ha bisogno di una idonea soluzione alternativa che va ricercata in fretta. Fontanarossa deve diventare un problema urgente e nazionale, e deve coinvolgere a tutti i livelli partiti e istituzioni.
Non è semplice comprendere da lontano quale sia il ruolo dello scalo catanese. Forse è il caso di portare cifre e numeri sul tavolo del premier per far capire al capo del Governo a quali rischi andrebbe incontro la Sicilia se Fontanarossa chiudesse senza l’individuazione di un’alternativa seria. Oggi tre sono le alternative: strappare il nulla osta per utilizzare la pista di Sigonella; svolgere rapidamente tutte le pratiche burocratiche per aprire l’aeroporto di Comiso; rinviare i lavori a Fontanarossa. Su queste tre soluzioni si lavori rapidamente per non far sprofondare l’Isola sotto i colpi di un’economia che va sempre più a rotoli.
Michele Mangiafico
Presidente del Consiglio provinciale
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