Data: 02/02/2009
Oggetto: Le Province non vanno soppresse
  Grande mobilitazione della classe politica provinciale a difesa della dignità e del funzionamento delle centoquattro province italiane e di tutti gli enti locali italiani. Presso l’aula consiliare di via del Labirinto, oltre ai consiglieri provinciali, si sono dati appuntamento deputati nazionali e regionali, sindaci di alcuni comuni e rappresentanti politici. Tutti d’accordo. Le province non vanno soppresse per il ruolo fondamentale che rivestono nel territorio. E a tal proposito sono stati approvati due ordini del giorno: uno varato dall’Upi (Unione delle Province italiane), l’altro dall’Urps (Unione regionale Province siciliane). Diciotto i consiglieri provinciali presenti, guidati dal presidente Michele Mangiafico. Presente naturalmente il presidente della Provincia, on. Nicola Bono, gli assessori Giuseppina Ignaccolo, Salvatore Mangiafico, Roberto Meloni. Il deputato nazionale Fabio Granata, l’assessore regionale Pippo Gianni, i deputati regionali Enzo Vinciullo, Pippo Gennuso, Mario Bonomo, il coordinatore provinciale Mpa, Rino Piscitello, i sindaci di Noto e Augusta, Corrado Valvo e Massimo Carruba, rappresentanti dei comuni di Buscemi, Buccheri, Melilli, Solarino. E c’era anche una rappresentanza di studenti dell’Itis di Palazzolo, studenti in rappresentanza di vari istituti che da qualche mese seguono con interesse i lavori consiliari per comprendere il meccanismo del procedimento amministrativo. Ha introdotto i lavori del Consiglio il presidente Michele Mangiafico, il quale ha illustrato il senso di questa giornata dedicata dagli amministratori a far fronte comune contro l’idea di eliminare le Amministrazioni provinciali. Il primo a prendere la parola è stato il presidente della Provincia, Nicola Bono. “Le Province – ha detto l’on. Bono anche nella veste di presidente del Consiglio direttivo dell’Upi – sono diventate il bersaglio preferito nella battaglia che si vuole condurre per alleggerire i costi della politica. L’equazione abolizione-risparmio è quanto di più falso possa esistere. Ho letto sul “Sole24ore” un intervento del presidente emerito della Corte Costituzionale, Casavola, in cui parla delle Province come di enti senza significato. E c’è in atto una campagna stampa basata su un presupposto falso quello che se le Province venissero soppresse, si risparmierebbero sedici milioni di euro, la cifra che le Province investono nei vari campi di competenza. Ma se non ci fossero le Province qualche altro ente dovrebbe comunque provvedere. In realtà si risparmierebbe solo alcuni milioni di euro, cifra che serve per pagare le competenze agli amministratori. Ma anche in questo caso tale risparmio farebbe scattare l’esigenza di avere comunque a disposizione certe strutture che sostituiscano Comuni e Province. Piuttosto – ha concluso il presidente Bono – va definito chiaramente il ruolo delle Province e va riscritta la nuova carta delle autonomie locali”. “Daremo battaglia – ha detto il deputato regionale Enzo Vinciullo – affinchè le Province non vengano eliminate e anzi ne escano rafforzate”. Il capo gruppo del Pd, Carmelo Spataro, ha in particolare sottolineato un aspetto curioso: “Nel momento in cui si parla di chiudere le Province, ne vengono istituite di nuove. Che logica! Mi auguro che la discussione politica possa ridisegnare il ruolo delle Province”. “Questa idea di voler mandare in pensione le Province – ha puntualizzato il capo gruppo Udc, Niky Paci – la trovo pretestuosa, anche perchè chi la sponsorizza non si rende conto del danno che procura ai Consiglieri che sono costantemente impegnati per potere erogare servizi”. Liddo Schiavo (Rifondazione comunista-Partito socialista) ha spiegato: “Quella di chiudere le Province non è una richiesta politica, ma demagogica, perché viene fuori per motivi elettorali”. “L’Ap – ha puntualizzato il deputato nazionale Fabio Granata – ha un importante compito di coordinamento. E a proposito dei costi della politica, non è possibile fare il moralista sulla pelle degli altri”. Il capo gruppo di An verso il Pdl, Gaetano Amenta, ha puntualizzato come “non può esistere il federalismo senza enti intermedi”. L’assessore regionale all’Industria, Pippo Gianni, seduto in aula accanto al presidente Bono, ha sottolineato, nell’ambito delle Province, “l’impostazione sbagliata che va corretta”. Ed ha poi auspicato “una dimensione dell’Ente più aderente alle esigenze del territorio”. Rino Piscitello, coordinatore provinciale del Mpa, ha definito “incomprensibile la campagna contro le province. Si tratta di enti essenziali di coordinamento”. “La mia presenza qui – ha detto l’on. Mario Bonomo – rappresenta un atto di fede contro la volontà di sopprimere le Province”. “Le Province – ha chiarito il capo gruppo Mpa, Corrado Calvo – rappresentano il volto dello Stato. Si tratta di un ente di coordinamento fondamentale. Piuttosto, perché non si guarda un po’ alle sperequazioni che ci sono, nell’ambito delle indennità, tra consiglieri e deputati”. Il consigliere comunale di Solarino, Giuseppe Germano, ha detto: “Sono qui per esprimere solidarietà alla Provincia. Condivido in pieno quanto detto dai presidenti Bono e Mangiafico”. “Mi aspettavo – ha concluso il consigliere Gino Gionfriddo – una maggiore partecipazione, maggiore ascolto della deputazione”. Poi l’assessore provinciale alla Pubblica itruzione, Giuseppina Ignaccolo, ha ringraziato gli studenti e i docenti dell’Itas presenti in aula. Va detto anche che il Consiglio provinciale, nel corso dei lavori, ha approvato un terzo ordine del giorno, sulle risorse del Fas (Fondo aree sottoutilizzate) presentato dal Consigliere Carmelo Spataro. Con l’ordine del giorno si chiede al Governo nazionale alla deputazione e a tutta la classe politica sicliana “una forte azione politica di rivendicazione delle ragioni e delle istanze del territorio”. Positivo il commento del presidente del Consiglio provinciale, Michele Mangiafico: “La partecipazione attiva e attenta della deputazione regionale e nazionale ci permette di ritenere che le istanze sollevate a difesa del buon funzionamento degli enti locali possano trovare in loro legislatori che le faranno proprie nelle sedi opportune”.
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